COMBATTIMENTO SPIRITUALE DAVANTI A UNA CUCINA IKEA (2011)

donna:
tu ti stai seccando amore, stai diventando l'osso di te stesso, ti copri gli occhi davanti alle parti molli, non vuoi vederle: i seni le cosce le labbra
ma anche solo
un piccolo arrosto con le patate e il rosmarino, da mangiare assieme una domenica
Tu vuoi vedere le ossa del mondo ma così il mondo diventa uno scheletro,
pensi di togliere cibo al tuo nemico invece fai morire di fame chi potrebbe salvarti
Ti incanta, eh? questa voragine che si apre davanti, che tu stesso hai allargato ogni giorno,
ti ci sei rotto le unghie per aprirla fino a poterci passare
e adesso stai seduto sul bordo pronto a saltarci dentro
Eri bello, bello eri, tranquillo, sapevi aprire ogni porta, entravi, uscivi con la grazia di un uomo,
cos'è questo mucchio di stracci acquattato trai cartoni dentro una casa in costruzione, cos'è?
io non lo so guardare dritto negli occhi questo straccio di carne bianca
appesa alle sue stesse ossa come la bandiera di chi si arrende
Amore, sei attratto da una morte, vuoi fare un fuoco grande, luminoso, essere ricordato,
tu vuoi che la ferita sia profonda, che il segno resti ma non resterà nulla
Mangiavamo in silenzio il nostro pane, la nostra parte di pane,
seduti al centro esatto del nostro metro quadrato di mondo,
senza che nemmeno un ciottolo venisse spostato

uomo:
e accanto a noi c'erano frane dappertutto, intere zolle si staccavano dalle montagne, uccidevano, e noi? intenti a tosare l'erba del giardino

donna:
non c'è altro

uomo:
sì che c'è

pausa

uomo:
ma quanto vuoi far durare ancora questa bugia?
Abbiamo dentro più fuoco di così, la candela che accendiamo ogni giorno, dentro un ufficio, per strada, la nostra bella candelina feriale, la accendiamo dai bordi di un incendio, siamo senza misura, non ci è stato segnato un limite, prima o poi l'incendio scoppierà, basta un soffio di vento
Io ho creduto che questo fuoco dovesse bruciare
nelle stanze del lavoro, sopra un letto di notte, attorno a un tavolo, che il grido della nostra dismisura potesse risuonare dentro i giorni tutti uguali di una vita da insetti, come una venatura inquieta dentro le abitudini
Ma se s'incarna, se questa enormità s'incarna nelle cose, così, lasciata a sé, distrugge tutto 
e poi s'infuria per la propria goffaggine e più s'infuria più diventa cocciuta, ci riprova e lungo mesi, anni, fa attorno terra bruciata, cadaveri, macerie
Io mi aggiravo per questo teatro di guerra come un grande animale ferito dalla sua stessa forza, così ho creduto al mondo, anch'io, ho costruito canali per quest'acqua furiosa, sì, qualche volta è piuttosto un alluvione che un incendio, argini ho alzato, chiuse, dighe, ho reso docili tutti quei metri cubi di forza, di schiuma, li ho deviati per anni, a un campo a una città, 
chi avesse guardato dall'alto quel mio capolavoro idraulico si sarebbe stupito, poi avrebbe avuto paura, perché ci avrebbe visto di nuovo la mano di una opposta dismisura
Non c'è scampo a quest'enormità, saper vivere è far fare alla nostra grandezza la cosa giusta, la cosa più bella
Se è così io non ho saputo vivere: prima ho sciupato poi mi sono chiuso ma sempre come in una grande stanza dei giochi, ho mimato la vita, anche con te

donna:
non è vero

uomo:
sì che è vero, hai mai toccato quest'enormità, l'incendio, l'acqua furiosa che va da monte a valle e che travolge, hai mai avuto il coraggio di tuffartici dentro o di scansarti, di dire no?

donna:
l'ho toccata

uomo:
non parlo del desiderio, dico qualcosa che non riposa mai, che non ha vette né cadute, né vie di mezzo, che non vuole soddisfazione dalle cose, non ne ha bisogno, dico una pura fonte, che scorre ininterrotta e che non vede né te né me, non chiaramente, non fino in fondo non fino a riposare, non riposa, si dà a me perché io mi dia a te e tu a tua volta, come s'accende fuoco col fuoco, qualcosa che non ha padroni, che non si sporca se la casa è sporca, che non si ferma più del tempo che serve perché
s'apra uno spazio, dentro e poi va via ma ti lascia una sete...

donna:
non riconosco la tua voce, lo sguardo capace di spogliare le cose, di vederle per come sono: chiuse, mortali ma belle

uomo:
niente che è chiuso è bello: puzza

donna:
ma come fai a dire non vedo te né me, cos'è uno sguardo se non sa vedere 
quello che c'è, fin nelle pieghe? sei diventato vorace di qualche cosa che non puoi mangiare, perché non c'è, morirai, ti farai pelle e ossa a furia di inseguire un fantasma, quando avrai steso un bel lenzuolo bianco sopra ogni cosa i conti torneranno sì, ma farà zero

uomo:
c'è una bellezza che non posso toccare, c'è un sapore che non posso gustare, mi ci inchino davanti, è tutto quello che posso fare, è una porta verso qualcosa, hai ragione: una porta sempre spalancata, è uno zero, hai ragione, un oblò

donna:
e di là, cosa ci troverai?

uomo:
quando vedo qualcuno travolto da un amore, sfigurato da una passione arbitraria, incomprensibile, che lo plasma, gli dà una forma nuova, tanto che non si accorge più di cosa è diventato, non spia più la sua faccia ogni mattina, né quelle degli altri, si abbandona, quando vedo qualcuno invaso così tanto da qualcosa da scordarsi di sé mi si apre una speranza, dentro, vedo la dismisura che siamo prendere forma, con una gioia furiosa, con tutto quello che in quell'uomo è gioia, brucia ogni cosa in pieno, è una festa, il tempo è consumato fino in fondo, scompare, diventa eterno, non in avanti: morire si dovrà ma in alto, in basso, attorno, la morte potrà interrompere noi ma non farà sparire il luogo dove siamo arrivati e dove chissà quanti erano arrivati prima e arriveranno dopo di noi, e cos'è più questo noi ? nient'altro che una sfumatura infinitesima, le possibilità di un corpo di resistere più o meno a lungo alla propria passione, chi se ne importa?

pausa

uomo:
dobbiamo darci molto più tempo, tutto il tempo, consegnare l'opera alla fine, nell'ultimo istante, lavorarci fino all'ultimo
Fermarsi prima del tempo, raccogliere opinioni, abitudini, ricordi non è vivere, è sprecarla la vita, e io l'ho sempre fatto, bastava un articolo di giornale, un libro letto perché mi ci attaccassi, quasi sentendo proprio con le orecchie, clac clac, quell'idea, quella parola entrare in me e prendervi dimora e poi sentirmi migliore di tutti
Ma quello che più vale non ti si attacca addosso, transita in te e ti lascia, non ha tempo da perdere, non vuole fare della tua lingua un gioiello, della tua mente un meccanismo oliato, quello che vale cammina, scorre, non lo prendi
Io invece volevo fermare ogni cosa, averla sottomano, per me, ogni cosa a suo posto, tutto ordinato, pulito, stivato bene lungo le pareti
Ma al centro del quadretto c'ero sempre io, immobile a ingrassare, le ossa si saldavano una all'altra, diventavo una statua, e più pulivo, più ordinavo, più facevo spazio e più a suo agio si sentiva quel tiranno, quell'odioso padrone di casa, no, io devo andare diritto al nemico, prenderlo a testate sulla fronte, abbatterlo

donna:
e chi è il nemico?

uomo:
io padrone, io immobile, io a testa alta, io con sette vite, sette stanze, io che ricevo visite, che faccio inginocchiare chi arriva io che predico, io che lavoro su me stesso, ecco il nemico, io che lavoro su me stesso: non subito, all'inizio, quando ti strappi fuori dal frastuono, rimani solo con te, ti sorprendi, vuoi sapere chi sei, va bene, si capisce ma se dopo un po' non cominci a farti schifo, se il manichino resta al centro della stanza, gli compri dei vestiti, gli fai fare ginnastica, gli leggi libri intelligenti, se
addirittura poi comincia a scrivere, a declamare, tanto valeva restare dov'eri
Il nemico è l'idea stessa di un equilibrio fatto di tante gambe su cui il peso di te si appoggia a terra, io voglio cadere, strisciare nella polvere

donna:
perché?

uomo:
perché non sei un uomo se non mangi la terra, se quel tuo stare in piedi non è stato
anche un rialzarti, piangendo, non sei un uomo, sei uno struzzo, una giraffa ma non sei un uomo
Il nemico è girare in lungo e in largo, cambiare persone, scenario, rimanendo immobile, i tuoi vizi tenuti sott'aceto dentro un vaso, pronti ad essere tirati fuori all'ora dell'aperitivo
Il nemico è continuare a costruire la statua di te, sempre più intelligente, più equilibrata, più ironica, più saggia, più matura, cioè sempre più difficile da abbattere, come quei vecchi che ormai non sono al mondo se non per raccontarsi, pieni di sé fino a scoppiare, lo sguardo opaco che non vede più, ecco il nemico

pausa

donna:
io tengo sulle mani questo tesoro fragile, sui palmi la mia vita tra tante, tenevo anche la tua, mi sembrava che tu volessi così

uomo:
sì, è così

donna:
che fossimo alleati in questo gioco da funamboli e che la vita fosse alla fine questo: non cadere

uomo:
lo credevo anch'io

donna:
ho sempre avuto un soffitto sulla testa

uomo:
rompilo

donna:
non posso

uomo:
sì che puoi

donna:
ci sono attaccate tutte le altalene, per i bambini

uomo:
troveranno altri giochi, ci sarà sempre qualcuno che sfonderà il soffitto e i calcinacci ti cadranno addosso

donna:
ma se non c'è il soffitto, contro cosa ti avventeresti? c'è l'infinito anche dentro le stanze, una casa di pace è una culla per tutti

uomo:
ma questa non è pace, lo capisci? non è una vera pace, non c'è purezza c'è soltanto ordine, è come profumare un corpo sporco, un peccato travestito è più insidioso, allora è meglio un peccato pacchiano, uno schifo, qualcosa di fronte a cui anche le pietre possono dire no, perché almeno ha un'ampiezza, si fa capire, pensi che non conosca le tue intenzioni la tua buona fede?
Dobbiamo crescere: a un male metter di fronte un bene, è una guerra tra dismisure

donna:
non hai più amore

pausa

uomo:
di cos'è che hai bisogno? davvero, davvero
Chiuditi in una stanza pensaci, prega che ti sia rivelato, non c'è altro
Non voglio fare il finto santo, non è una teca questo appartamento, non ci sarà nessun pellegrinaggio, è una tenda un passaggio, che presto smobiliterò ma non ancora, non riesco ad arredare questa casa vorrà dire qualcosa, ma non credere che io digiuni, che mi mortifichi, c'è gioia, vivo come un uomo, non è la dismisura di una morte la calamita che mi risucchia, no, mi si è aperto lo sguardo e non si chiude più, sto sulla soglia, sono quasi pronto

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