L'ABBANDONO (2009)

Soliloquio teatrale dal trattato spirituale 'L'abandon à la Providence Divine' di Jean Pierre de Caussade.

Edizioni italiane: L'abbandono alla provvidenza divina, Adelphi, a cura di M. Calasso; L'abbandono alla divina provvidenza, San Paolo, a cura delle Suore Benedettine di Rosano 

I

Dio parla ancora oggi come parlava un tempo ai nostri padri, quando non c'erano né direttori spirituali né metodi.
Il momento dell'ordine di Dio, l'ordine di Dio manifestato ad ogni momento costituiva tutta la spiritualità, che non era stata ancora ridotta a una tecnica che la spiegasse in modo così sottile e così dettagliato e che contenesse tanti precetti, tante istruzioni, tante massime...
Certo le nostre attuali esigenze comportano tutto questo ma non era così nei tempi passati.
Si sapeva soltanto che ogni momento porta con sé un dovere che si deve adempiere con fedeltà, e questo era sufficiente per le persone spirituali.

Non c'è niente di più ragionevole, di più perfetto che la volontà di Dio. Se vi si dà il segreto per trovarla ad ogni momento voi avete quello che c'è di più prezioso.
Il momento presente è sempre pieno di tesori infiniti, contiene più di quanto voi possiate accogliere. Non andate dietro a nessuno, non adorate le ombre, e i fantasmi, essi non possono né darvi né togliervi nulla. Solo la volontà di Dio sarà la pienezza che non vi lascerà alcun vuoto, adoratela, andate diritti a lei, attraversando e poi abbandonando tutte le apparenze.

Credete che l'anima giudichi le cose come quelli che le misurano coi sensi e che ignorano il tesoro inestimabile che esse racchiudono? Chi sa che sotto umili vesti si nasconde il re si comporta al suo arrivo ben diversamente da chi, vedendo la figura di un uomo comune, tratta questa persona secondo l'apparenza. Allo stesso modo l'anima che vede la volontà di Dio nelle più piccole cose, nelle più desolanti e nelle più mortali, accoglie tutto con ugual gioia, e rispetto e apre le sue porte per ricevere con onore quello che gli altri temono e fuggono.

Io non posso esprimere quello che il cuore sente quando riceve la volontà divina così rimpicciolita, così povera, così annientata.
Questa povertà di un Dio, questo annientamento fino a stare in una mangiatoia, a riposare su un po' di paglia, tremante, come tutto questo commosse il cuore puro di Maria...
Se questo bambino abitasse in un palazzo, circondato da prìncipi, gli abitanti di Betlemme gli farebbero la corte. Ma domandate a Maria, a Giuseppe, ai magi, ai pastori: essi vi diranno che trovano in questa povertà estrema qualcosa che rende Dio più grande e più amabile ai loro occhi.
Adorare Gesù sul Tabor, amare la volontà di Dio nelle cose straordinarie non richiede una vita di fede tanto grande come amare la volontà di Dio nelle cose comuni e adorare Dio sulla croce, perché la fede è più viva quando l'apparente e il sensibile la contraddicono.
Trovare Dio nelle più piccole cose e nelle più comuni come nelle grandi è avere una fede non comune ma grande e straordinaria.
Contentarsi del momento presente significa gustare e adorare la volontà divina in tutto quello che ci viene dato da fare e da soffrire.

Azione del mio Dio tu sei il mio libro, la mia dottrina, la mia scienza.
Non è consultando le altre tue opere che diventerò quello che tu vuoi fare di me, ma accogliendoti in tutte le cose attraverso quest'unica via regale, via antica, via dei miei padri.
Sì amore adorabile, io non ti indicherò più le ore e i modi, sarai sempre il benvenuto.
Non andrò più a elemosinare il mio pane di porta in porta, non farò più la corte a nessuno.
Morivo di sete, correvo di fonte in fonte, di ruscello in ruscello, ed ecco, una mano ha scatenato un diluvio, l'acqua mi circonda da ogni parte. Tutto diventa pane per nutrirmi, sapone per lavarmi, fuoco per purificarmi, scalpello per scolpirmi secondo una forma celeste. Tutto è strumento di grazia per le mie necessità, e quello che io cercherei altrove invano, ora cerca incessantemente me, e si dà a me attraverso tutte le creature.

Con quali mezzi, mio Dio, posso far gustare alle tue creature quello che sto dicendo?
Possibile che io, conoscendo un tesoro così grande da arricchirle tutte, debba vederle inaridire come le piante dei deserti?

Venite anime semplici, che non avete nessuna conoscenza in fatto di devozione, che non avete nessun talento, né metodo, nemmeno i primi elementi d'istruzione, e non capite niente della terminologia spirituale, voi che restate stupite e ammirate di fronte all'eloquenza dei sapienti, venite, io vi svelerò un segreto per superare tutte quelle menti sottili e vi renderò così facile l'entrata nella perfezione, che la troverete sempre sotto i piedi, sul capo e tutt'attorno a voi.
Vi insegnerò l'unione con Dio, ed egli vi terrà per mano fin dal primo istante. Venite, non per conoscere la carta del paese della spiritualità ma per possederlo e passeggiarvi a vostro agio senza paura di perdervi. Venite, non per ascoltare la storia dell'azione divina, ma per esserne gli oggetti, non per imparare quel che essa ha fatto lungo i secoli, e quel che fa ancora ma per essere gli strumenti stessi della sua operazione.
Voi non avete bisogno di conoscere le parole che l'azione divina ha detto agli altri per poi ripeterle abilmente, no, essa stessa vi dirà quelle che ha destinato per voi.

II

C'è un tempo in cui l'anima vive in Dio e ce n'è uno in cui Dio vive nell'anima.
Quello che è proprio a uno di questi tempi è contrario all'altro.
Quando l'anima vive in Dio, essa si munisce con cura, con regolarità di tutti i mezzi che ritiene in grado di condurla a questa unione. Tutti i suoi pensieri, le sue letture, i suoi programmi sono fissati, è come se avesse una guida al fianco da cui tutto è regolato, perfino il tempo di parlare.
Quando invece Dio vive nell'anima, essa non ha più niente che le venga da se stessa. Ha solo quello che le dà in ogni momento il principio che la sorregge: nessuna provvista, non più vie tracciate, è come un bambino che viene condotto dove si vuole. La dimora di quest'anima è nelle tenebre, nell'oblio, nell'abbandono, nel nulla. Sente i suoi bisogni e le sue miserie senza sapere da dove né quando le verrà il soccorso. Aspetta in pace , senza inquietudine che arrivi chi l'assisterà.
E Dio, che non potrebbe trovare nella sua sposa disposizioni più pure di questa totale rinuncia a tutto quello che essa è – in modo da non essere qualcosa se non per grazia e per operazione divina – Dio le fornisce al momento opportuno i libri, i pensieri, la conoscenza di sé , gli avvertimenti, i consigli, gli esempi dei giusti.
Tutto quello che le altre anime trovano con la loro iniziativa, quest'anima lo riceve nel suo abbandono, e quello che le altre conservano con precauzione per ritrovarlo al momento opportuno, quest'anima lo riceve al momento del bisogno e poi lo abbandona, non volendo possedere nulla, eccetto quello che Dio vuole concederle, così da vivere soltanto per mezzo di lui.
Le altre anime intraprendono per la gloria di Dio un'infinità di cose, questa spesso è in un angolo della terra come un coccio di vaso rotto da cui non si può più trarre alcuna utilità. Gli uomini la credono inutile e le apparenze favoriscono questo giudizio, eppure...
Eppure tutto è efficace, tutto predica, tutto è apostolico in queste anime solitarie. Dio conferisce al loro silenzio, al loro riposo, al loro oblio, al loro distacco, alle loro parole, ai loro gesti una certa efficacia che opera nelle anime a loro insaputa...Così queste anime servono da sostegno, da guida a parecchie altre anime, senza che vi sia nessun legame palese né un impegno esplicito per ciò.
E' Dio che opera in loro, ma con interventi imprevisti e spesso sconosciuti, di modo che queste anime sono come Gesù da cui usciva un potere segreto che sanava tutti. Sono come un profumo nascosto che si avverte senza conoscerlo e che ignora esso stesso la propria virtù.
Non ci sono né onori né vantaggi per questo compito svolto nella più grande nudità e inutilità agli occhi del mondo. Queste anime, distaccate per profonda disposizione da quasi tutti gli impegni esteriori, sono poco adatte ai rapporti col mondo, agli affari, ai progetti e alle attività industriose. Ci si può fidare ben poco di esse e non si vede in loro che debolezza di corpo e di spirito, di immaginazione, di passioni. Sembra che non si accorgano di niente, non pensano a niente, non prevedono e non prendono a cuore niente. Sono, per così dire, allo stato grezzo. Nulla appare in loro di quello che la cultura, lo studio e la riflessione danno all'uomo. Si scorge in esse ciò che la natura mostra nei bambini prima che siano passati per le mani dei maestri incaricati di formarli.
Dio infatti toglie tutto a queste anime eccetto l'innocenza, perché non posseggano che lui solo.

All'inizio, quest'anima ha percorso la stessa strada delle altre, ha conosciuto come loro e ha eseguito tutte le pratiche fedelmente, ma adesso è inutile tenervela legata. Da quando Dio, commosso dagli sforzi che essa ha fatto per avanzare con questi mezzi, le è venuto incontro e si è incaricato di condurla a questa unione beata, da quando è arrivata in questa bella regione dove non si respira che abbandono e dove ha inizio il possesso di Dio mediante l'amore, da quando infine questo Dio di bontà, sostituendosi ai suoi sforzi e ai suoi esercizi è diventato il principio delle sue operazioni, questi metodi hanno perso per lei ogni utilità. Sono soltanto una via che ha già percorso e che si è lasciata indietro.

Si può dire che adesso è il cuore l'interprete della volontà di Dio, bisogna scrutare quello che dice il cuore, perché l'intervento divino rivela i suoi disegni non mediante idee ma come attraverso l'istinto, li manifesta facendo agire quest'anima come per caso, oppure per necessità, non permettendole di prendere altre decisioni se non quella che si presenta, oppure le fa dire o fare certe cose dietro il primo impulso, oppure ancora in un trasporto soprannaturale, straordinario, oppure ispirandogli attrazione o repulsione, per cui, secondo i casi, ci si avvicina o ci si allontana dagli oggetti...L'anima è mobile come una palla di gomma nel ricevere e nel seguire tutti gli impulsi della grazia, ha la fluidità e la malleabilità di un metallo fuso, come il metallo assume la forma dello stampo in cui lo si fa colare, così queste anime si piegano, si adattano con la stessa facilità a tutte le forme che Dio vuole dare loro.

Se ci si ferma alle apparenze, c'è senza dubbio una grande mancanza di virtù nell'abbandonarsi così all'incerto. Se si giudica secondo le regole ordinarie non c'è niente di regolato, di uniforme, di programmato nella loro condotta. Ma la verità è che quando si è arrivati a questo si è ottenuto il massimo della virtù, e di solito ci si arriva solo dopo essersi esercitati a lungo. La virtù, a questa condizione, è una virtù assolutamente pura, è la perfezione stessa.

III

Questa scoperta dell'azione divina in tutto quello che succede in ogni momento è l'intelligenza più acuta che si possa avere in questa vita delle cose di Dio. E' una rivelazione continua, è una comunicazione con Dio che si rinnova incessantemente, è il godimento dello sposo, non nascostamente e di straforo, non nella cantina o nella vigna, ma apertamente, in pubblico, senza timore di nessuna creatura. E' un fondamento di pace, di gioia, di amore, di appagamento di Dio visto, conosciuto come vivente e operante nel modo più perfetto in tutto quel che si presenta a ogni istante.
Quando Dio si dà così, tutto ciò che è comune diventa straordinario ed è per questo che niente sembra straordinario, perché questa via è straordinaria in se stessa, senza bisogno di essere adornata di meraviglie che non le sono proprie. Per sua natura non ha bisogno di nulla di sensibile e di meraviglioso, ma ha il potere di rendere meravigliose tutte le cose comuni e sensibili.



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